filosofo del '900
UTET, Torino, vol. I (Filos. antica, patristica, scolast.) 1946, 1a ed., pp. XIX-570; 1949 2a rist. riv.; 1961 4a. rist.riv.; 1963 2a ed inter. rielab; Vol. II (Filos moderna/fine secolo XVIII) 1948 1a ed., pp. XII-487; 1949 rist.riv.; 1961 rist. riv della 1a ed.; 1963 2a ed inter. rielab.; 1966 rist. ; Vol. III (Filos. del romanticismo) 1950 1a ed., pp. XII-740; 1961 4a rist. riv.della 1a ed. ; 1963 2a ed inter. rielab; - 1966 rist. 2a ed. voll.I, II, III; - 1974 3a ed. inter. riv. e aggiorn. voll. I, II, III; 1982,1989,1991, rist. della 3a ed.; 1993-94 4a ed. rist. riv. voll. I, II, III, con aggiunta del vol. IV (La filosofia contemporanea): tomo 1 di G. Fornero, L. Lentini, F. Restaino; tomo 2 di G. Fornero, D. Antiseri, F. Restaino; 1995 TEA Tascabili Editori Associati voll.1-10
Traduzioni: Historia de la filosofia, trad. di J. Estelrich e J. Pérez Ballestar, Edizioni Montaner y Simon, Barcelona, 1955-56; 1964 2a ed. - Historia da filosofia, a cura di A. Borges Coelho, F. Sousa, M. Patricio, Edizioni Presença, Lisboa, 1969. - Historia de la filosofia, trad. di C. Garriga e M. Pinotti, Edizioni Hora S.A., Barcelona, 1982; 1996 2a ed.
Questa
Storia della filosofia è intesa a mostrare l'essenziale umanità
dei filosofi. Perdura ancora oggi il pregiudizio che la filosofia
si affatichi intorno a problemi che non hanno il minimo rapporto
con l'esistenza umana e rimanga chiusa in una sfera lontana e inaccessibile
dove non giungano le aspirazioni e i bisogni degli uomini. E accanto
a questo pregiudizio è l'altro, che la storia della filosofia sia
il panorama sconcertante di opinioni che si accavallano e si contrappongono,
prive di un filo conduttore che serva di orientamento per i problemi
della vita. Questi pregiudizi sono indubbiamente rafforzati da quegli
indirizzi filosofici che, per amore di un malinteso tecnicismo,
hanno preteso ridurre la filosofia a una disciplina particolare
accessibile a pochi e ne hanno misconosciuto così il valore universalmente
umano. Si tratta tuttavia di pregiudizi ingiusti, fondati su false
apparenze e sulla ignoranza di ciò che condannano. A dimostrarli
è diretta quest'opera.
La quale muove dalla convinzione che nulla di ciò che è umano è
estraneo alla filosofia e che anzi questa è l'uomo stesso, che si
fa problema a se stesso e cerca le ragioni e il fondamento dell'essere
che è suo. L'essenziale connessione tra la filosofia e l'uomo è
la prima base dell'indagine storiografica istituita in questo libro.
Su tale base, questa indagine prende a considerare che la ricerca
che da 26 secoli gli uomini dell'occidente conducono intorno al
proprio essere e al proprio destino. Attraverso lotte e conquiste,
dispersioni e ritorni, questa ricerca ha accumulato un tesoro di
esperienze vitali, che occorre riscoprire e far rivivere al di là
della veste dottrinale, che molto spesso le cela anziché rivelarle.
Giacché la storia della filosofia è profondamente diversa da quella
della scienza. Le dottrine passate e abbandonate non hanno più per
la scienza significato vitale; e quelle ancora valide fanno parte
del suo corpo vivente e non c'è bisogno di rivolgersi alla storia
per apprenderle e farle proprie. In filosofia la considerazione
storica è invece fondamentale; una filosofia del passato, se è stata
veramente filosofia, non è un errore abbandonato e morto,
ma una fonte perenne di insegnamento e di vita. In essa si è incarnata
ed espressa la persona del filosofo, non solo in ciò che
aveva di più suo, nella singolarità della sua esperienza di pensiero
e di vita, ma nei suoi rapporti con gli altri e col mondo in cui
egli visse. E alla persona dobbiamo rivolgerci per scoprire il senso
vitale di ogni dottrina. Dobbiamo fissare in ogni dottrina il centro
intorno al quale gravitarono gli interessi fondamentali del filosofo,
e che è insieme il centro della sua personalità di uomo e di pensatore.
Dobbiamo far rivivere davanti a noi il filosofo nella sua realtà
di persona storica per intendere chiaramente, attraverso l'oscurità
dei secoli obliosi o le tradizioni deformanti, la sua parola autentica
che ancora può servirci di orientamento e di guida.
Non saranno perciò presentati, in quest'opera, sistemi o problemi,
quasi sostanziati e considerati come realtà indipendenti; ma figure
o persone vive, fatte emergere dalla logica della ricerca in cui
vollero esprimersi e considerate nei loro rapporti con altre figure
e persone. La storia della filosofia non è né il dominio di dottrine
impersonali che si seguano disordinatamente o si concatenino dialetticamente,
né la sfera d'azione di problemi eterni, di cui le singole dottrine
siano manifestazioni contingenti. E' un tessuto di rapporti umani,
che si muovono sul piano si una comune disciplina di ricerca, e
che perciò trascendono gli aspetti contingenti o insignificanti,
per fondarsi su quelli essenziali o costitutivi. Essa rivela la
solidarietà fondamentale degli sforzi che mirano a rendere chiara
per quanto è possibile la condizione e il destino dell'uomo; solidarietà
che si esprime nell'affinità delle dottrina come nella loro opposizione,
nella loro concordanza come nella loro polemica. La storia della
filosofia riproduce nella tecnica delle indagini rigorosamente disciplinate
lo stesso tentativo che è la base e il movente di ogni rapporto
umano: comprendersi e comprendere. E lo riproduce nelle stesse vicende
di riuscite e di disinganni, di illusioni risorgenti e di chiarezze
orientatrici, e di sempre rinascenti speranze.
La disparità e l'opposizione delle dottrine perdono così il loro
carattere sconcertante. L'uomo ha tentato e tenta tutte le vie per
comprendere se stesso, gli altri e il mondo. Vi è riuscito e vi
riesce più o meno. Ma deve e dovrà rinnovare il tentativo, dal quale
dipende la sua dignità di uomo. E non può rinnovarlo se non rivolgendosi
al passato e attingendo dalla storia l'aiuto che gli altri possono
dargli per l'avvenire.
Non si troveranno perciò in quest'opera critiche estrinseche, che
pretendano mettere in luce gli errori dei filosofi. La pretesa
di impartire ai filosofi lezioni di filosofia è ridicola, come quella
di fare di una determinata filosofia il criterio e la norma di giudizio
delle altre. Ogni vero filosofo è un maestro o compagno di ricerca,
la cui voce ci giunge affievolita attraverso il tempo, ma può avere
per noi, per i problemi che ora ci occupano, un'importanza decisiva.
Bisogna disporsi alla ricerca con sincerità e umiltà. Noi non possiamo
raggiungere, senza l'aiuto che ci viene dai filosofi del passato,
la soluzione dei problemi dai quali dipende la nostra esistenza
singola ed associata. Noi dobbiamo perciò proporre storicamente
tali problemi; e nel tentativo di intendere la parola genuina di
Platone o di Aristotele, di Agostino o di Kant e di quanti altri,
piccoli o grandi, abbiano saputo esprimere un'esperienza umana fondamentale,
dobbiamo vedere il tentativo stesso di mettere in chiaro e portare
alla soluzione i nostri problemi. Il problema di ciò che noi siamo
e dobbiamo essere è fondamentalmente identico col problema di ciò
che furono e vollero essere, nella loro sostanza umana, i filosofi
del passato. La separazione dei due problemi toglie al filosofare
il suo nutrimento e alla storia della filosofia la sua importanza
vitale. L'unità dei due problemi garantisce l'efficacia e la forza
del filosofare e fonda il valore della storiografia filosofica.
La storia della filosofia salda insieme il passato e l'avvenire
della filosofia. Questa saldatura è l'essenziale storicità della
filosofia.
Ma appunto perciò la preoccupazione dell'oggettività, la
cautela critica, la ricerca paziente dei testi, l'aderenza alle
intenzioni espresse dai filosofi, non sono nella storiografia filosofica
altrettanti sintomi di rinuncia all'interesse teoretico, ma le prove
più sicure della serietà dell'impegno teoretico. Giacché chi si
attende dalla ricerca storica un aiuto effettivo, chi vede nei filosofi
del passato maestri e compagni di ricerca, non ha interesse a travisarne
l'aspetto, a camuffarne la dottrina, a metterne in ombra tratti
fondamentali. Ha invece tutto l'interesse a riconoscerne il volto
vero, così come chi intraprende un difficile viaggio ha interesse
a conoscere la vera natura di chi gli serve da guida. Ogni illusione
o inganno è in questo caso rovinoso. La serietà dell'indagine condiziona
e rivela l'impegno teoretico.
E' evidente, da questo punto di vista, che non ci si può aspettare
di trovare nella storia della filosofia un continuo progresso, la
formazione graduale di un unico e universale corpo di verità. Questo
progresso quale si verifica nelle singole scienze, che una volta
impostate sulle loro basi si accrescono gradualmente per il sommarsi
dei contributi singoli, non può ritrovarsi in filosofia; giacché
qui non ci sono verità oggettive e impersonali che possano sommarsi
e integrarsi in un corpo unico, ma persone che dialogano
intorno al loro destino; e le dottrine non sono che espressioni
di questo dialogare ininterrotto, domande e risposte che talora
si richiamano e si corrispondono attraverso i secoli. La più alta
personalità filosofica di tutti i tempi, Platone, ha espresso nella
stessa forma letteraria delle sue opere - il dialogo - la natura
vera del filosofare.
Nella storia della filosofia non c'è neppure, d'altra parte, una
semplice successione disordinata di opinioni che si accavallano
e distruggano a vicenda. I problemi sui quali verte l'incessante
dialogare dei filosofi hanno una loro logica, che è la disciplina
stessa cui i filosofi liberamente sottopongono la loro ricerca:
sicché certe direttive rimangono a dominare un periodo o un'epoca
storica, perché hanno gettato una luce più viva su un problema fondamentale.
Acquistano, allora, una impersonalità apparente, che fa di esse
il patrimonio comune di intere generazioni di filosofi (si pensi
all'agostinismo o all'aristotelismo nella scolastica); ma poi decadono
e tramontano, e tuttavia la persona vera del filosofo non tramonta
mai e tutti possono e debbono interrogarlo per attingerne lume.
La storia della filosofia presenta così uno strano paradosso. Non
c'è, si può dire, dottrina filosofica che non sia stata criticata,
negata, impugnata e distrutta dalla critica filosofica. Ma chi vorrebbe
sostenere che l'obliterazione definitiva di uno solo dei grandi
filosofi antichi o moderni non sarebbe un impoverimento irrimediabile
per tutti gli uomini? E' che il valore di una filosofia non si misura
alla stregua del quantum di verità oggettiva che essa contiene,
ma solo alla stregua della sua capacità di servire come punto di
riferimento (magari soltanto polemico) per ogni tentativo di intendere
se stessi e il mondo. Quando Kant riconosce a Hume il merito di
averlo svegliato dal "sonno dogmatico" e di averlo avviato al criticismo,
formula nel modo più immediato ed evidente il rapporto di libera
interdipendenza che lega tutti insieme i filosofi nella storia.
Una filosofia non ha valore in quanto suscita l'accordo formale
di un certo numero di persone su determinate dottrine, ma solo in
quanto suscita ed inspira negli altri quella ricerca che li conduce
a trovare ognuno la propria via, così come l'autore trovò in essa
la sua. Il grande esempio è ancora qui quello di Platone e di Socrate:
per tutta la vita Platone cercò di realizzare il significato della
figura e dell'insegnamento di Socrate procedendo, quando era necessario,
al di là dell'involucro dottrinale in cui apparivano chiusi; e così
la più alta e bella filosofia è nata da un atto ripetuto di fedeltà
storica.
Tutto ciò esclude che nella storia della filosofia si possa vedere
soltanto disordine o sovrapposizione di opinioni; ma esclude pure
che si possa vedere in essa un ordine necessario dialetticamente
concatenato, per il quale la successione cronologica delle dottrine
equivalga allo sviluppo razionale di momenti ideali costituenti
una verità unica che compaia nella sua pienezza alla fine del processo.
La concezione hegeliana fa della storia della filosofia il processo
infallibile di formazione di una determinata filosofia. E così toglie
la libertà della ricerca filosofica, che è condizionata dalla realtà
storica della persona che cerca; nega la problematicità della storia
stessa e ne fa un ciclo concluso, senza avvenire. Gli elementi che
costituiscono la vitalità della filosofia vanno così tutti perduti.
In verità la storia della filosofia è storia nel tempo, quindi problematica;
ed è fatta non da dottrine o da momenti ideali, ma da uomini solidalmente
legati alla comune ricerca. Non ogni dottrina successiva nel tempo
è, perciò solo, più vera delle precedenti. Incombe il rischio che
insegnamenti vitali vadano perduti od obliati, come spesso è accaduto
ed accade; e quindi il dovere di ricercare incessantemente il loro
significato genuino.
A questo dovere obbedisce, nei limiti che mi sono concessi, l'opera
presente. In tale spirito, voglia intenderla e giudicarla ogni lettore.
Torino, 1946
Da: N. Abbagnano, Storia della filosofia, voll. I, II1, II2, UTET, Torino, 1946-1950, pp. XV-XIX.