CASERZA G.

Abbagnano, un illuminista contro i fanatici

in " Il Mattino", 4 Ottobre 2001 - 2001

Abbagnano, un illuminista contro i fanatici

Abbagnano, un illuminista contro i fanatici
 


Fa un certo effetto celebrare il centenario della nascita del proprio manuale di filosofia: è quanto faranno gli studiosi convenuti oggi a Torino per il secolo dalla nascita di Nicola Abbagnano, un grande, che all'indomani della seconda guerra mondiale si presentava come la figura più rappresentativa dell'esistenzialismo italiano. Ma il percorso del filosofo nato a Salerno il 15 luglio 1901, che fu allievo a Napoli di Antonio Aliotta, doveva essere uno dei più sorprendenti e travagliati del panorama contemporaneo. Fra il 1945 e il 1955 Abbagnano maturò infatti un graduale distacco dell'esistenzialismo, fino alla proclamazione della "morte o trasfigurazione" del medesimo. In quegli anni accentuò l'interesse per il pragmatismo e lo strumentalismo anglo-americano approdando a una innovativa sintesi tra queste correnti e la tematica esistenzialistica con il volumetto Esistenzialismo positivo, che lo contrapponeva agli esiti nichilistici di altri autori esistenzialistici. La virata epistemologica andava dunque verso un esistenzialismo inteso come "filosofia positiva", con il conseguente ripudio di vecchi maestri e la scoperta di nuovi autori : mentre Abbagnano prendeva le distanze dalle filosofie dell'esistenza di Heidegger e di Jaspers, scopriva in Dewey il punto di partenza di una nuova fase del suo pensiero. A Dewey, sulla "Rivista di filosofia", Abbagnano dedicò il saggio dal significativo titolo Verso il nuovo illuminismo, in cui faceva convergere esistenzialismo, strumentalismo e positivismo logico. L'Abbagnano post-bellico si avviava così a pensare "in inglese", mentre il contatto con il Centro di Studi metodologici di Torino (dunque con Geymonat, Bobbio e con scienziati del calibro di Eugenio Frola ed Enrico Persico) rafforzava in lui l'interesse filosofico per la scienza. Abbagnano pervenne a definire il rapporto fra scienza e filosofia in termini kantiani, affermandone l'autonomia reciproca e attribuendo alla filosofia il compito della "ricerca delle condizioni trascendentali della scienza."Le conclusioni a cui giunse ponevano Abbagnano al centro di un clima neoilluministico che egli aveva, più di ogni altro, contribuito a creare in Italia.
Ma la lezione innovativa di Abbagnano rimase purtroppo schiacciata, negli anni Cinquanta e Sessanta, fra spiritualismo cristiano e marxismo che occupavano la scena, entrambi solidali con le due forze politiche che dominavano il panorama politico, ed entrambi eredi della tradizione idealistica. Abbagnano, che tanto contribuì alla sprovincializzazione della filosofia italiana, venne dunque fatalmente tenuto ai margini del grande dibattito culturale. È dunque venuto il tempo di rivalutare la lezione del filosofo salernitano, soprattutto in questi tempi di fanatismo incombente. Il suo "empirismo metodologico", infatti, se da una parte lo portava al riconoscimento dell'importanza della scienza e della tecnica, dall'altra lo cautelava dalla mitizzazione di entrambe : "i pericoli oggi derivanti dalla scienza e dalla tecnica", scriveva Abbagnano, "non si combattono con prediche, profezie e miti, ma solo trovando e mettendo alla prova altre tecniche : tecniche di convivenza umana, che gli antichi chiamavano "saggezza" e la cui ricerca è sempre stata il compito della filosofia." In queste parole è racchiuso il programma del nuovo illuminismo che Abbagnano elaborò negli anni Cinquanta : un illuminismo non radicale, ma un programma puramente filosofico, una fiducia non totalitaria nella ragione, intesa come "una particolare tecnica di ricerca" che può far sì che la scienza e la tecnica non divengano una minaccia per l'umanità, ma possano, al contrario, contribuire alla convivenza umana. L'illuminismo a cui Abbagnano guardava era assai più quello di un Kant che non quello di un Voltaire, della battaglia senza quartiere contro l'intolleranza e contro il fanatismo : un illuminismo non radicale, improntato alla convivenza fra i possibili modi in cui la realtà si manifesta e che ritorna, oggi, di grandissima attualità.
                                                                                                                                                                                                                                     Guido Caserza

In " Il Mattino", 4 Ottobre 2001