in "L'Unità", 15 novembre 2001 - 2001
Abbagnano, la ragione al servizio dell'uomo
Abbagnano, la ragione al servizio dell'uomo
Negli Scritti neoilluministici del periodo 1948-1965 troviamo una sintesi di tutti i principali temi del pensiero novecentesco. - Gli Scritti neoilluministici costituiscono, insieme con gli Scritti esistenzialisti pubblicati dalla UTET nel 1988, la silloge più importante degli scritti di Abbagnano (Scritti neoilluministici 1948-1965, a cura di Bruno Maiorca, UTET), per la sfaccettata posizione che egli vi assume su tutti i principali problemi della filosofia contemporanea: scienza, metodo, libertà, esperienza, metafisica, valore, ragione, tecnica, sociologia, relativismo, determinismo, educazione, comunicazione. Diviso in sezioni tematiche, questo volume contiene anche cinque "medaglioni" critici di Dewey, Croce, Wittgenstein, Whitehead e Moore.
Da tutto ciò viene anche fuori un autoritratto di Abbagnano che non si può dire meno che imponente. Per la mole di lavoro, per la moltitudine dei temi sviscerati e per le soluzioni proposte, ancora rivoluzionarie quanto poco note. Un paese non progredisce se non c'è uno stomaco come questo, che macini e assimili le novità mondiali. E l'Italia, allora, ne aveva particolarmente bisogno, perché i due filosofi principali, Croce e Gentile, avevano gli occhi rivolti al passato ed erano intenti, qualunque cosa ne pensassero, al coronamento spirituale del Risorgimento.
La stessa evoluzione filosofica di Abbagnano è impressionante. Comincia con il periodo esistenzialista, che va dalla tesi di laurea, Le sorgenti irrazionali del pensiero (1923), al difficile La struttura dell'esistenza (1939), seguito dalla più accessibile Introduzione all'esistenzialismo (1942), e infine all'Esistenzialismo positivo (1948). Questo segna il distacco da Heidegger e Jaspers, cioè dall' "esistenzialismo negativo, per il quale non ci sono possibilità ma solo impossibilità", e da quello teologico e ontologico, che àncora l'esistenza a un essere necessario. Proprio per l'incertezza e il dubbio in cui vive, l'uomo si presenta con libertà di scelta e forma normativa del dover essere. L'esistenzialismo diventa quindi una "filosofia del possibile".
Ma in quello stesso anno comincia la svolta. In un saggio su Dewey, Abbagnano riunisce, in un nuovo illuminismo, esistenzialismo, neoempirismo e positivismo logico. Appaiono i nuovi concetti di ragione ed esperienza ed egli smette di pensare "in tedesco" per pensare "in inglese" e ancor più in americano, come dicono nell'Introduzione gli allievi e successori Rossi e Viano. Facendo sempre leva sul metodo, Abbagnano si preoccupa di distinguere scienza e filosofia, scienza e libertà, filosofia e libertà, esperienza e metafisica, filosofia e sociologia. Ciò rispecchia l'esperienza del Centro di studi metodologici, che dal 1946 riunisce a Torino studiosi di diverse discipline e diviene negli anni Cinquanta il centro di aggregazione della parte più innovativa della filosofia italiana.
I capisaldi della speculazione di Abbagnano si possono così riassumere. Irriducibilità della vita al pensiero. Primato della scienza, unica forma di conoscenza valida.
La filosofia è però autonoma, ha come oggetto l'uomo, che non è oggetto della scienza. Ma come gnoseologia ha il compito di "ricercare le condizioni trascendentali della scienza", cioè il fondamento della sua validità. Non è conoscenza della realtà, ma autocomprensione esistenziale; non è razionalità compiuta e perfetta, non è interiorità e coscienza, incapace di rendere conto del legame dell'uomo col mondo, ma ricerca. La ragione non si identifica hegelianamente col mondo, ma è "una forza umana diretta a rendere più umano il mondo". E' una tecnica o complesso di tecniche attraverso cui si sviluppa la ricerca. I principi sono "regole di trasformazione dei termini che essi definiscono". La relatività è la "soggettivazione della scienza" (dipendenza delle entità fisiche delle operazioni che le definiscono); il principio di indeterminazíone è la "dissoluzione del determiniamo" (interpretazione della causalità in termini di probabilità). Affermazione della possibilità, precarietà, problematicità e condizionalità di tutte le cose. Riduzione della metafisica a indagine di secondo grado rispetto ai diversi campi di esperienza, dipendente dallo sviluppo di questi ultimi. La realtà è un nesso di stabile e precario. Rifiuto della "religione della libertà". La libertà crociana esiste sempre e quindi si converte in necessità, mentre la vera libertà è fatta di scelte, condizioni, possibilità. L'idealismo è dottrina romantica, per cui tutta la realtà umana e non umana è realizzazione necessaria di un principio infinito. Il positivismo è il romanticismo della scienza, perché assolutizza il sapere scientifico, che ha invece carattere convenzionale. Con lo sviluppo delle geometrie non euclidee cade in matematica il concetto di verità necessaria, che è solo una definizione convenzionale riguardante l'uso di certi termini. Cade in fisica il concetto di realtà necessaria, cioè "solida, massiccia, necessitante". La consistenza è dimensione essenziale dell'essere dell'ente.
Come si vede, Abbagnano afferma in tutto un punto di vista copernicano, che è anche di modestia e lavoro onesto. Per lui la filosofia non è presunzione di verità, ma metodo di ricerca, "Il filosofo non deve considerarsi la voce dell'Assoluto e dell'Infinito". Conforme a questa divisa ha lasciato, dopo un lavoro trentennale, due monumenti: la Storia della filosofia, per il filosofo americano Quine "una delle più belle opere filosofiche", e Il Dizionario di filosofia, per Bobbio l'opera filosofica più importante del dopoguerra in Italia.
Sossio Giametta
In "L'Unità", 15 novembre 2001