filosofo del '900
Guida, Collana "Strumenti e Ricerche", Napoli, 2003, pp.206 - 2003
Abbagnano a Napoli
Gli anni della formazione e le radici dell'esistenzialismo positivo
Premessa
"Nell'anelito nostro verso la verità, non c'è il bisogno di attingere una realtà a noi estranea e da noi
indipendente, bensì quello di esprimere lo slancio interiore della vita in un quadro unico e complessivo. Noi non cerchiamo e non possiamo cercare, mediante il nostro pensiero, di cogliere un mondo che se ne stia il sè, immobile nella sua perfezione, ma solo di rivelare e di tradurre nel miglior modo possibile, il tumulto degli impulsi, dei desideri, delle tendenze, in cui si concentra e vive per noi l'intera vita dell'universo (...). Ed è perciò che, comunque noi immaginiamo l'universo, esso sarà sempre un universo nostro, sarà sempre un universo che porta impressi indelebili i segni del nostro carattere, e del nostro individuale modo di vivere. L'uomo è uomo sempre, quando giudica del mondo esterno, come quando si abbandona alle sue passioni; e non può cessare di essere se stesso mai, perché annullerebbe, ad un tempo, sé stesso ed il mondo".1 Così Nicola Abbagnano
scriveva in un articolo apparso su un periodico democratico pubblicato in una cittadina del salernitano, "La Provincia", nel marzo del 1922, poco prima di discutere la sua tesi di laurea su Le sorgenti irrazionali del pensiero. I passi riportati, con il forte richiamo alla centralità dell'uomo inteso come "uomo concreto", 2 nella totalità della sua esistenza, come pensiero, volontà, affettività, e al nesso tra verità e "carattere", tra verità e "individuale modo di vivere" mostrano sorprendenti anticipazioni di pensieri che diventeranno portanti nella peculiare declinazione che Abbagnano darà della filosofia dell'esistenza. Poiché l'articolo chiaramente si mostra nascere dalle riflessioni che egli andava svolgendo nella tesi e in particolare nei capitoli finali, il riferimento ad esso vuole essere l'avvio di una considerazione del periodo napoletano di Abbagnano che intende porre in termini più articolati il suo rapporto con il periodo torinese dell' esistenzialismo positivo. Per quanto riguarda
direttamente l'itinerario di Abbagnano, si può ritenere che il periodo napoletano (1918-1936) assume un significato rilevante anche in funzione della comprensione della originale proposta teoretica che si delinea a Torino con La struttura dell'esistenza. È probabilmente eccessivo sostenere - come pur è stato fatto da uno studioso autorevole quale Giuseppe Semerari - che "la genesi dell'esistenzialismo positivo [vada] ricercata, […] direttamente, nella radicalizzazione critica e nello sviluppo, che Abbagnano operò dello sperimentalismo di Antonio Aliotta". 3 È invece indubitabile e proprio nel corso degli anni napoletani Abbagnano studia Husserl, Kierkegaard e Heidegger e si può fondatamente affermare che all'origine della predisposizione del suo pensiero
a un fecondo incontro con le problematiche della Existenzphilosophie si possono ritrovare proprio le tematiche da lui affrontate, sotto la guida di Antonio Aliotta, già nella tesi di laurea sostenuta nel '22 e pubblicata nel '23. Mi riferisco non solo al tema dell'irrazionalismo, su cui ha richiamato l'attenzione di Bobbio, 4 quanto anche e soprattutto a quello del rapporto tra pensiero e vita: un tema che era stato al centro della riflessione filosofica europea, a partire dalla fine dell'Ottocento, nel variegato confronto tra pensatori della forma e pensatori della vita, investendo le principali correnti del tempo, dal neo-kantismo alla filosofia della vita, dalla fenomenologia allo storicismo e aveva è costituito appunto un luogo originario della riflessione esistenzialistica. 5
Al periodo napoletano di Abbagnano ha dedicato la propria appassionata ricerca un giovane studioso, dottorando in filosofia presso l'Ateneo federiciano, Silvio Paolini Merlo. Indipendentemente dalla interpretazione che egli propone, il lavoro di Paolini ha il merito di soffermarsi analiticamente sui testi e i documenti di quel periodo, portando alla luce aspetti poco noti della vicenda intellettuale del filosofo salernitano.
Un vivo ringraziamento va perciò rivolto al Presidente della Provincia di Salerno, dr. Alfonso Andria, che, con la sua consueta spiccata sensibilità per le iniziative culturali e, tra queste, per le iniziative che riguardano tematiche filosofiche, ha accolto l'invito mio e del collega Giuseppe Cacciatore a sostenere la pubblicazione di questo volume. Ed egualmente va ringraziato l'editore Mario Guida sempre pronto a dare spazio alle pubblicazioni dei giovani studiosi.
Giuseppe Cantillo
1. N. Abbagnano, L'universo umano, in "La Provincia" (Nocera Inferiore), n, n.5, 24 marzo 1922, p. 2. L'articolo è stato ripubblicato nel saggio di P. Patella, Abbagnano giovane e gli inizi del suo pensiero filosofico, in "Èuresis", Notizie e scritti del Liceo Classico "M. Tullio Cicerone" di Sala Consilina, VIII
81992), pp. 122-123.
2. L'espressione "uomo concreto, nella sua vivente finitezza" viene adoperata da Eugenio Garin per caraterizzare il "distacco" dell'esistenzialismo di Abbagnano dall'attualismo gentiliano, cfr. E. Garin, Cronache di filosofia italiana (1900-1943), Laterza, Bari 1955, p. 520.
3. Cfr. G. Semerari, Genesi e formazione dell'esistenzialismo positivo, in G. Semerari, Novecento filosofico italiano, Guida, Napoli 1988, p. 171. Semerari ritrova nello sperimentalismo di Aliotta i presupposti per la particolare configurazione che in Abbagnano assumerà la categoria di "possibilità" (cfr. in particolare pp. 176-177) e vede in ciò che Aliotta "chiamava il dramma dell'esistenza" il nucleo da cui Abbagnano ricaverà la concezione della "problematicità dell'essere dell'uomo" (p. 207).
4. Cfr. N. Bobbio, Discorso su Nicola Abbagnano, cit., pp.16-17
5. In questo senso è sempre da tener presente il libro di Fritz Heinemann, Neue Wege der Philosophie. Geist-Leben-Existenz, Quelle und Meyer, Leipzig 1929.