filosofo del '900
La pubblicazione di questa seconda edizione dell’opera prima di Nicola Abbagnano (1923), rimessa ora a disposizione di una più vasta cerchia di studiosi, appare un importante contributo alla comprensione dell'itinerario del pensiero di Abbagnano. Ma, indipendentemente da questo, essa è giustificata dall'interesse che la ricerca svolta da Abbagnano ne “Le sorgenti irrazionali del pensiero” ha di per sé, sia dal punto di visto storiografico che dal punto di visto teoretico.
Nel discorso su Nicola Abbagnano tenuto a Salerno nel 1965 Norberto Bobbio, a proposito della pubblicazione, nel 1939, de La struttura dell'esistenza, affermava: "Tra le opere di rottura fu certamente la più sconvolgente. Non assomigliava a nessuna delle opere filosofiche che si erano andate scrivendo in quegli anni, anche nella forma, che era scabra, lineare, senza i soliti impeti oratori e le solite virtuosità dialettiche [... ] per la sua novità era un libro quasi segreto di cui bisognava trovare la chiave che non si trovava nei soliti cassetti [... ] fu una sorpresa, forse la più grossa sorpresa di quegli anni. Ricordo benissimo che a me e a tanti altri apparve allora come un meteorite piovuto dal cielo".1 E non si può negare che si trattava di una novità anche rispetto agli scritti immediatamente precedenti di Abbagnano, sia di storia della filosofia che di filosofia teoretica. Tuttavia va tenuto in conto anche il suggerimento di Eugenio Garin, secondo cui "Abbagnano [... ] nel '39 aveva concluso con un lucido libro un suo lento e coerente svolgimento di pensiero".2 Sicché il periodo napoletano (1918-1936) assume un particolare significato per la comprensione della innovativa proposta teoretica che si delinea a Torino con La struttura dell'esistenza: la proposta, cioè, di "una versione italiana, originale, dell'esistenzialismo, cercando di farne una filosofia nazionale capace di sostituire l'idealismo gentiliano", come l'hanno acutamente definita Pietro Rossi e Carlo Augusto Viano.3 Nel corso degli anni napoletani Abbagnano studia Husserl, Kierkegaard e Heidegger e vi sono buoni motivi per ritenere che all'origine della predisposizione del suo pensiero a un fecondo incontro con le problematiche della Existenzphilosophie si possano ritrovare proprio le tematiche da lui affrontate, sotto la guida di Antonio Aliotta, nella tesi di laurea, Le sorgenti irrazionali del pensiero, discussa nel '22 e pubblicata nel '23. Mi riferisco non solo al tema dell'irrazionalismo, su cui ha richiamato l'attenzione Bobbio,4 ma anche e soprattutto a quello del rapporto tra pensiero e vita: un tema che era stato al centro della riflessione filosofica europea, a partire dalla fine dell' Ottocento, nel variegato confronto tra pensatori della forma e pensatori della vita e aveva costituito un luogo originario della riflessione esistenzialistica.5 La ristampa del libro del 1923, rimettendolo a disposizione di una più vasta cerchia di studiosi, appare perciò un importante contributo alla comprensione dell'itinerario del pensiero di Abbagnano. Ma, indipendentemente da questo, essa è giustificata dall'interesse che la ricerca svolta da Abbagnano ne Le sorgenti irrazionali del pensiero ha di per sé, sia dal punto di visto storiografico che dal punto di visto teoretico.
Al di là della interessante e analitica ricostruzione storica del problema della verità, il tratto
essenziale dell'autonoma riflessione di Abbagnano è costituito dal nesso tra vita, spirito e pensiero. Una filosofia critica non può mai annullare la differenza tra il pensare e il vivere, tra il simbolo e la realtà: "Niente può in realtà racchiuderci in quel mondo d'ombre fuggenti, che si chiama pensiero. Al di sotto di esso perennemente fluisce la realtà donde emana esso stesso: l'atto puro, la vita".6 Come ha osservato lo stesso Abbagnano, egli dalla considerazione delle varie posizioni esaminate ne Le sorgenti irrazionali del pensiero era stato portato "a negare al pensiero ogni dialettica autonoma" e a porre il pensiero, nelle sue variegate e molteplici figure, come "espressione e rivelazione" della "forza nascosta della vita". Il pensiero ha una funzione simbolica, e le sue costruzioni sono i simboli necessari, ma non esaustivi "delle situazioni, dei movimenti e dei contrasti della vita". Resta sempre uno scarto incolmabile tra la forza originaria della vita e le sue espressioni simboliche e tuttavia almeno la vita umana non può fare a meno di esse.7 Nello svolgimento successivo del suo pensiero Abbagnano rafforzerà sempre di più questa consapevolezza critica fino a fare della ragione come ricerca del possibile un tema centrale della sua riflessione. "Il metodo critico - scriverà Abbagnano in un saggio del 1949 - è la vigilanza incessante di chi sa che le possibilità espresse o esprimibili in un certo tipo di linguaggio (comune o tecnico) possono sempre rivelarsi non-autentiche, quindi vanno incessantemente consolidate e messe alla prova [... ]. Il riconoscimento della categoria del possibile implica che l'uomo è nella verità come è nell'errore, perché è nella ricerca e la ricerca È il campo dei concreti possibili, che egli deve scegliere, vagliare e saggiare nella loro effettiva possibilità".8
GIUSEPPE CANTILLO
Il proposito di ripubblicare Le sorgenti irrazionali del pensiero è comune a me e al collega Giuseppe Cacciatore, e risale ad alcuni anni addietro. Anna Donise ha ripreso e realizzato la nostra idea curando con attenzione e intelligenza la nuova edizione, per la quale si è seguito il criterio della massima fedeltà al testo originario. Ci si è limitati quindi alla correzione degli errori di stampa e ad alcune integrazioni nelle note. Come si potrà notare, all'interno dell'Indice-Sommario i paragrafi, solo numerati nel testo, presentano invece un titolo esplicativo. Anche in questo caso ci si è attenuti fedelmente alla originaria scelta dell'Autore. Anche a nome di Anna Donise e dell'Editore ringrazio vivamente la famiglia Abbagnano, e in particolare la Signora Gigliola Abbagnano, per aver consentito la ristampa dell'opera. Altrettanto si ringraziano la Provincia di Salerno, Salerno Energia, il Pastificio "Antonio Amato", la Banca di Salerno e il Dipartimento di Filosofia "A. Aliotta" dell'Università di Napoli Federico II per aver sostenuto la pubblicazione del volume.